Rum, rhum o ron non sono che i nomi usati quando ci si riferisce a al superalcolico ottenuto per fermentazione e distillazione dal succo o della melassa della canna da zucchero.
La sua gradazione alcolica non scende solitamente sotto al 37,5%.
Le prime testimonianze sul suo uso sembrano portare all’Asia e al Medio Oriente: celebri rimangono le parole di Marco Polo quando parlando di una bevanda alcolica locale, la descrive con le parole «vino di zucchero».
Nel XVII secolo alcuni schiavi nelle piantagioni dell’America centrale capirono che le melasse dello zucchero (prodotto di scarto nel processo di raffinazione delle canne da zucchero), potevano fermentare producendo alcol. Il primo processo di fermentazione è convenzionalmente localizzato sulle isole Barbados. Dalle isole il rum si diffuse alle colonie americane: la prima distilleria sembra sia stata aperta a New York poco dopo la metà del ‘600, in seguito ne furono aperte altre nelle città vicine dell’East Coast.
Esistono molte varianti di questo distillato, riconducibili per lo più al luogo della loro origine e al metodo di produzione. Storicamente sono esistite nei Caraibi tre grandi scuole, classificate in base alla nazione colonizzante l’isola. La scuola inglese alla quale ci riferiamo con il nome “rum”, quella francese cui ci riferiremo con il nome di “rhum” e infine quella spagnola alla quale ci riferiremo con il termine “ron”.
In passato il rum inglese era tradizionalmente un prodotto più forte, scuro e saporito mentre il ron spagnolo era più leggero, dorato e raffinato. Entrambi usano come materia prima la melassa, mentre per il rhum prodotto nelle colonie francesi si distingueva per l’uso del succo di canna di zucchero.
Il processo di lavorazione inizia attendendo la maturazione della canna da zucchero, per la quale servono dai nove ai ventidue mesi. La maturazione si avverte quando la pianta ingiallisce e seccano le foglie basali. Si eseguono comunque dei prelievi di succo dal fusto, che a seguito di analisi stabiliscono quando sarà opportuna la raccolta, coincidente con il periodo di maggiore contenuto di zuccheri nella pianta.
I fusti maturi si tagliano alla base, si privano delle foglie, delle cime e vengono poi lavorati in giornata, per evitare che la pianta si secchi e perda parte del succo.
Le lavorazioni possono essere di due tipi. Nel primo caso la macinazione viene eseguita principalmente per la produzione di zucchero, e i residui vengono successivamente impiegati per la fermentazione.
Nel secondo caso il succo estratto dalla canna con la frantumazione viene impiegato direttamente per la fermentazione, realizzando così rum di maggior pregio, tra cui gli agricole. La fermentazione si avvia aggiungendo al succo di canna oppure alla melassa (quando il succo viene bollito fino a che si ottiene uno sciroppo denso) dei lieviti. Può durare da un minimo di 24 ore fino a 15 giorni, a seconda del tipo di distillato che si vuole ottenere. Fermentazioni brevi vengono realizzate per ottenere prodotti con meno residui organici pesanti, mentre con fermentazioni più prolungate si ricercano rum con più corposi, con sapori più decisi.
Successivamente il distillato viene trasferito in botti di quercia, preparate carbonizzandole all’interno. Durante il processo d’invecchiamento si perde alcol, a volte fino al 10% del quantitativo in botte ogni anno, obbligando il produttore a rabboccare con altro distillato Terminato l’invecchiamento i rum contenuti in
botti diverse non hanno lo stesso aroma.
Il produttore ha però l’esigenza di creare un prodotto standard, in modo che il contenuto delle bottiglie sia sempre identico e della stessa qualità.
Si procede quindi alla fase della miscelazione, che consiste nell’unire diverse annate, diverse botti, diverse gradazioni, e rum dai diversi aromi per creare il prodotto obiettivo.
Giovanni Bolzonella